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By Moses Finley

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Alla fonte delle muse: Introduzione alla civiltà greca

Qual period il volto che i Greci davano alle Muse? Che cosa si intendeva consistent with ispirazione poetica? Perché l. a. religione greca non aveva testi sacri? Che cos’era l. a. libertà in line with los angeles democrazia antica? E soprattutto che senso ha, oggi, parlare ancora della civiltà greca? Nella maggior parte degli Atenei italiani l’insegnamento di Civiltà greca affianca ormai l. a. cattedra di Letteratura greca, con l’intento di rendere più accessibile un settore del sapere l. a. cui conoscenza, almeno nelle sue linee portanti, è ritenuta imprescindibile nella formazione di un operatore culturale.

Esportare la libertà: il mito che ha fallito

Da sempre i governi e gli stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi spesso cinici che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo Luciano Canfora, il proposito americano di esportare l. a. libertà in Iraq è solo l'ultimo esempio di questo oliatissimo meccanismo propagandistico. Sparta combatté l. a. guerra del Peloponneso sostenendo di voler liberare i Greci dall'oppressione ateniese; le guerre napoleoniche determinarono l. a. trasformazione della Francia rivoluzionaria in impero bonapartista; i conflitti regionali della Guerra Fredda (Vietnam, Medio Oriente, Afghanistan), furono sempre inseriti nel contesto di una lotta in line with l'affermazione della democrazia nel mondo.

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Eumeo, come ricordiamo, chiamava questi specia­ listi SripioEQyoi « coloro che lavorano per il popolo » (e una volta Penelope attribuisce la medesima classifica agli araldi). Dalla parola adoperata nei poemi omerici soltanto in questi due passi si è dedotto che i SiigioeoY01’ operavano in modo ben noto fra i gruppi primitivi e arcaici, come tra i Cabili di Algeri, per esempio: « Un altro specialista è il fabbro, il quale è anche straniero.

Sino al tempo nostro, furono mentalmente integri come i loro colleghi omerici. Per questi tutto si imperniava sopra l’onore e la virtù : forza, gagliardia, coraggio fisico, prodezza. Di conseguenza non esistevano per loro né debolezza, né atti che non fossero eroici; unico male era la viltà, con la conseguente incapacità di proporsi una mèta eroica. « O Giove e gli altri dèi » pregava Ettore, « concedi che questo mio figlio diventi come sono io, illustre fra i troiani, ugualmente forte e gagliardo, e che possa regnare con la forza in Ilio.

E possiamo essere certi che si sarebbero opposti con zelo a qual­ siasi tentativo di Pisitrato o di altri, capace di minare la loro conoscenza superiore e indebolire la loro spe­ cialità professionale con la pubblicazione di un testo radicalmente riscritto. Sotto certi aspetti anche gli Omeridi avrebbero po­ tuto aggiungere qualche nota falsa. Di solito i rapsodi iniziavano le loro recite con brevi prologhi, a volte di propria composizione, e fino a questo punto rappresen­ tavano una forma di transizione tra il cantastorie e l’at­ tore.

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