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By Leo Perutz

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Alla fonte delle muse: Introduzione alla civiltà greca

Qual period il volto che i Greci davano alle Muse? Che cosa si intendeva in step with ispirazione poetica? Perché l. a. religione greca non aveva testi sacri? Che cos’era l. a. libertà in line with l. a. democrazia antica? E soprattutto che senso ha, oggi, parlare ancora della civiltà greca? Nella maggior parte degli Atenei italiani l’insegnamento di Civiltà greca affianca ormai los angeles cattedra di Letteratura greca, con l’intento di rendere più accessibile un settore del sapere l. a. cui conoscenza, almeno nelle sue linee portanti, è ritenuta imprescindibile nella formazione di un operatore culturale.

Esportare la libertà: il mito che ha fallito

Da sempre i governi e gli stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi spesso cinici che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo Luciano Canfora, il proposito americano di esportare los angeles libertà in Iraq è solo l'ultimo esempio di questo oliatissimo meccanismo propagandistico. Sparta combatté l. a. guerra del Peloponneso sostenendo di voler liberare i Greci dall'oppressione ateniese; le guerre napoleoniche determinarono los angeles trasformazione della Francia rivoluzionaria in impero bonapartista; i conflitti regionali della Guerra Fredda (Vietnam, Medio Oriente, Afghanistan), furono sempre inseriti nel contesto di una lotta in line with l'affermazione della democrazia nel mondo.

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Appena i guerriglieri seduti in cerchio videro che i loro capi erano indifesi, inde­ cisi e discordi, cominciarono a protestare. Molti dis­ sero a gran voce che la guerra era ormai finita e che volevano tornare a casa. Altri replicarono, sempre gri­ dando, che a casa a far legna per le mogli e ad accen­ dere il fuoco loro non ci volevano andare. Uno andò di corsa verso il suo mulo e cominciò a sellarlo, come per partire subito alla volta del suo villaggio. E ad un tratto, in mezzo a questa baraonda, si udì la voce del marchese di Bolibar: « Se vuole ascoltarmi, colonnello, io avrei un consi­ glio da darle ».

Ormai passato un anno. Quel giorno ero a letto ma­ lato, e leggevo le Georgiche di Virgilio. Ad un trat­ to sentii dei passi leggeri salire le scale. Qualcuno bus­ sò timidamente alla mia porta. ”. “Sono io, caro amieoi”. Ed entrò. Fratelli! I suoi capelli erano rossi come le foglie dei faggi in autunno. ” mi chiese con tenera preoccupazione. “Sì, sono malato” risposi “e solo lei, angelo caro, mi potrebbe guarire”. E subito saltai fuori dal letto e le baciai le mani ». « E poi? » domandò il sottotenente Günther con vo­ ce roca.

Ha concepito senza peccatol » esclamò spa­ zientito il Vecchio Mastello. «Arrivi da solo? Dove hai lasciato il parroco? ». « Al parroco gli è venuta una colica, per un sangui­ naccio bollente... ». « Maledetto lui, la sua anima, il suo corpo e i suoi occhi I » urlò Saracho. « Quello non ha neanche quel po’ di fegato che chiunque può trovare in una pietan­ za da quattro soldi. È la fifa la sua malattia 1». « Il parroco è morto, ve lo posso giurare » disse il messaggero. « L ’ho visto io nella sua stanza, composto nella bara».

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