By Carl G. Jung
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Alla fonte delle muse: Introduzione alla civiltà greca
Qual period il volto che i Greci davano alle Muse? Che cosa si intendeva in step with ispirazione poetica? Perché los angeles religione greca non aveva testi sacri? Che cos’era l. a. libertà in keeping with l. a. democrazia antica? E soprattutto che senso ha, oggi, parlare ancora della civiltà greca? Nella maggior parte degli Atenei italiani l’insegnamento di Civiltà greca affianca ormai l. a. cattedra di Letteratura greca, con l’intento di rendere più accessibile un settore del sapere l. a. cui conoscenza, almeno nelle sue linee portanti, è ritenuta imprescindibile nella formazione di un operatore culturale.
Esportare la libertà: il mito che ha fallito
Da sempre i governi e gli stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi spesso cinici che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo Luciano Canfora, il proposito americano di esportare los angeles libertà in Iraq è solo l'ultimo esempio di questo oliatissimo meccanismo propagandistico. Sparta combatté l. a. guerra del Peloponneso sostenendo di voler liberare i Greci dall'oppressione ateniese; le guerre napoleoniche determinarono los angeles trasformazione della Francia rivoluzionaria in impero bonapartista; i conflitti regionali della Guerra Fredda (Vietnam, Medio Oriente, Afghanistan), furono sempre inseriti nel contesto di una lotta according to l'affermazione della democrazia nel mondo.
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Qua e là qualche interpretazione potrà dar luogo a perplessità; ma ciò non inficia in linea di massima la validità del risultato complessivo. Sarebbe già un fatto considerevole se attraverso questo risultato si giungesse a dimostrare l’esistenza di un’ampia analogia fra la struttura psicologica delle reliquie storiche e quella delle recenti acquisizioni della psicologia individuale. Come risulta dalle segnalazioni di Riklin, Rank, Maeder e Abraham, l’analogia domina soprattutto nel simbolismo e quindi nei singoli meccanismi di elaborazione dei motivi inconsci.
Non sapevo di vivere un mito e, quand’anche lo avessi saputo, non avrei per questo preso conoscenza del mito che, a mia insaputa, regolava la mia vita. Così, nel modo più naturale, nacque in me il proposito di fare la conoscenza del “mio” mito e considerai ciò come mio compito precipuo, giacché – mi dicevo – come potevo di fronte ai miei pazienti fare il debito conto del mio fattore personale, della mia equazione personale, pur tanto necessaria per la conoscenza degli altri, se io stesso non ne ero consapevole?
Una conferma oltremodo preziosa mi pervenne nel 1918, e precisamente da un collega americano che curava Miss Miller a causa di disturbi schizofrenici insorti dopo il suo soggiorno in Europa. Egli mi scrisse che la mia esposizione era talmente esauriente che anche la conoscenza personale della paziente non gli aveva svelato “uno iota” di più sulla sua mentalità. Questa conferma mi autorizza a dedurre che la mia ricostruzione dei processi semiconsci e inconsci delle fantasie aveva manifestamente colpito il segno in tutti i tratti essenziali.